La penna Bic

La penna Bic

La penna a sfera venne ideata nel lontano 1936. Durante  l’estate il pittore ungherese Ladislao Biro osservando dei bambini giocare a biglie sulla spiaggia pensò di inventare una penna che sostituisse la stilografica. Assieme al fratello Georg, che aveva studiato chimica, si mise a fare esperimenti per cercare di ottenere un inchiostro che si asciugasse non appena veniva in contatto con la carta. Dopo un paio di anni (giugno 1938) fece brevettare l’invenzione. Trasferitosi in Argentina per sfuggire alla Guerra, nel 1943 aprì una fabbrica mettendo in vendita la sua prima Stratopen.  Biro scelse di rifugiarsi in Argentina su invito del presidente Augusto Justo conosciuto anni prima in Jugoslavia il quale, vedendolo usare ogni giorno una penna senza pennino e che non richiedeva continue ricariche, gli propose di produrre la sua penna in Argentina. Biro fu finanziato dall’inglese Henry Martin con cui fondò la società Eterpen. La Stratopen funzionava con l’inchiostro a caduta però la penna doveva stare dritta e l’inchiostro non doveva essere né troppo denso né troppo fluido. La sua commercializzazione fu quasi un fallimento. Sempre nel 1943 fu lanciata sul mercato argentino la Birome che era migliorativa a livello tecnico rispetto ai primi prototipi ma sussisteva ancora il problema dell’inchiostro. La penna Birome entrò nel mercato statunitense nel 1946. Va precisato che non era venduta a prezzi popolari e i costruttori guadagnavano moltissimo. Per fare un esempio, la penna allora in voga, di Reynolds, costava 12,50$ e la Birome quasi 20.  La competitività americana fece sorgere altri centri di produzione di penne, con una battaglia commerciale fatta di grandi ribassi di prezzo. Nel finire degli anni Quaranta il nobile francese Marcel Bich compra il brevetto della penna a sfera dei fratelli Biro. Ritorna nel suo laboratorio in Francia e dopo due anni di studi e ricerche riesce a migliorare il prodotto sostituendo i costosi tubetti (che potevano essere in vetro, ceramica e lacca) con quelli in plastica. La penna a sfera diviene così affidabile e producibile in grande scala ad un prezzo minimo. Toglie l’acca dal suo cognome per renderlo più gradito agli anglofoni e così la sua penna è la “Bic”. Le prime penne biro arrivarono in Italia appena dopo la Seconda Guerra Mondiale e furono subito contestate dai maestri che imponevano invece agli studenti l’uso del pennino e dell’inchiostro oppure della stilografica. Dicevano, infatti, che con questi strumenti  i ragazzi avrebbero avuto una grafia migliore. Ma anche la burocrazia italiana contrastò fortemente la diffusione delle  penne a sfera: fino agli inizi degli anni Sessanta per compilare documenti legali era vietato usarle negli uffici pubblici, alle Poste  e  anche in banca. Bich passò alla storia come “il re dell’usa e getta” perchè, oltre ad aver acquisito il brevetto della penna biro, ottenne quelli dei rasoi monouso e degli accendini senza ricarica.

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