Le ceramiche di Nove e Bassano

Le ceramiche di Nove e Bassano

L’arte della ceramica a Bassano e a Nove inizia a svilupparsi a partire dal XVII per una serie di motivi, tra i quali la presenza nel sottosuolo di argilla plastica, caolino e saldame e la possibilità di sfruttare il fiume Brenta sia per il trasporto dei prodotti finiti del legname fino ai forni che per far funzionare i mulini. Il Senato Veneziano per arginarne l’espansione in tutta Europa delle porcellane cinesi e olandesi e stimolare la produzione interna nell’anno 1728 concesse agevolazioni fiscali per chi creava porcellane e riusciva a migliorare le maioliche. Il vicentino Giovanni Battista Antonibon cominciò così a fabbricare ceramiche nella vecchia casa paterna a Nove.  Il primo documento conosciuto che parli di un Antonibon in veste di ceramista è in data 3 Settembre 1685. In esso il Senato Veneziano conferma a lui e ad altri due soci la proprietà di molini “per pestar sassi e macinar colori per le pignatte” e nel 1732 gli conferisce il beneficio di essere esente da tutti i dazi per 20 anni. Suo figlio Pasquale Antonibon nel 1762 riuscì a produrre la porcellana. Successivamente la fabbrica fu premiata con numerosi riconoscimenti internazionali.  Nel 1770 si diffuse in Italia la terraglia (impasto ottenuto in Inghilterra sin dal 1725) che, per il suo chiarore e il basso costo, era entrato in concorrenza con le maioliche e le porcellane italiane. Nuovamente la fabbrica Antonibon, nel 1786, riuscì ad ottenere un  composto esattamente simile a quello inglese.  All’inizio dell’Ottocento, in piena crisi economica e politica,  alcune manifatture di Nove  si arricchirono con la terraglia producendo per una vasta clientela, non più nobile, le ceramiche popolari costituite da una serie di nuovi soggetti con tecniche innovative. Verso il 1860 nacque  il genere artistico (detto anche aulico o neorococò). Nei primi decenni del 1900 l’area vicentina diviene il centro più fervido in Italia della ricerca artistica contemporanea nel campo della ceramica. Nel 1907 la fabbrica Antonibon diventa di proprietà di Lodovico Barettoni, avvocato di Schio. La fabbrica ha saputo rinnovarsi grazie alla collaborazione di giovani e geniali artisti, continuamente alla ricerca cromatica e all’armonia delle forme dove la principale fonte di ispirazione è la natura.

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